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Abbadia geotermica. Informazione assente

Il sindaco Tondi ha cambiato parere. Come mai?

Il sindaco di Abbadia San Salvatore Fabrizio Tondi

di Fabrizio Pinzuti

ABBADIA SAN SALVATORE. A rompere il silenzio sceso sulla geotermia dopo la pausa estiva arriva la notizia che in un convegno svoltosi a Viterbo il 14 settembre nella sede BIC Lazio si è parlato di un nuovo scambiatore di calore “che avrà nei prossimi mesi un’installazione pilota in una ex miniera di Abbadia San Salvatore … utilizzando specifici fluidi termoconvettori, in grado di andare a prelevare il contenuto entalpico della risorsa geotermica direttamente nel sottosuolo, senza mobilitarla, aprendo così una nuovo rivoluzionario capitolo per la geotermia”. Il nuovo impianto rientra nell’ambito delle “nuove tecnologie geotermiche sia legate all’uso termico diretto della risorsa, attraverso scambiatori di calore in grado di effettuare recuperi termici direttamente nei fossi dove oggi si riversano fluidi termali anche fino a 70° C, sia attraverso impianti di micro generazione a ciclo binario e a reiniezione totale controllata dei fluidi, in grado oggi di valorizzare fluidi con temperature anche inferiori agli 80° C e minime portate per produzione di energia elettrica e termica”. Il piano è legato al nome del professor Giuliano Gabbani, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, che ha presentato il progetto dello “Scambiatore geotermico in pozzo”, portato avanti proprio dall’ateneo fiorentino in collaborazione con un’ azienda toscana di riferimento nel settore degli acciai speciali, noti come ecoacciai. Nei resoconti del convegno si parla di questa nuova tecnologia come “la chiusura del cerchio, visto che il progetto mira ad eliminare alla radice la principale problematica geotermica, costituita dalla interazione dei fluidi geotermici con il sottosuolo”, come di un elemento risolutivo che “proietta finalmente anche la geotermia in quel nuovo modello energetico distribuito disegnato dalle rinnovabili come fotovoltaico ed eolico, che sta gradualmente accantonando il modello energetico concentrato di grandi poli energetici fossili che ci ha accompagnato fino a qui”.

Il convegno è stato organizzato, in collaborazione con gli ordini professionali degli ingegneri e degli architetti della provincia di Viterbo, dall’associazione Giga-Free (Gruppo Informale Geotermia Ambiente), che presenta la propria mission nel battersi “per la sostenibilità e per l’affermazione di una geotermia dal volto nuovo e veramente sostenibile”. Relatori e animatori ne sono stati Fabio Roggiolani (già assessore dei Verdi in Regione Toscana), che ha curato e diffuso anche il resoconto dell’incontro, e Sauro Valentini, rispettivamente vice presidente e presidente Giga.

Ebbene, vista la localizzazione dell’impianto, l’associazione e i personaggi organizzatori del convegno (gli stessi che programmarono il dibattito del 15 luglio scorso a Firenze sulla “buona geotermia” presieduto del sindaco di Abbadia San Salvatore Fabrizio Tondi), in assenza di ulteriori informazioni e considerando che il Comune di Abbadia è divenuto proprietario dell’area mineraria dall’ottobre del 2008, come specificato dagli ex assessori Mantengoli e Flori, ed ha licenza anche per il sottosuolo, sorge spontanea l’ipotesi che lo scambiatore geotermico in pozzo da realizzarsi nella dismessa miniera di Abbadia San Salvatore sia da riferire a un’iniziativa del primo cittadino badengo e/o della sua giunta.

Anche per evitare ipotesi azzardate, sarebbe comunque necessaria un’informazione diretta e completa, non trasversale ed episodica, su questo ed altri aspetti della geotermia. Non si dovrebbe conoscere dall’esterno quello che avviene in casa propria. Il sindaco aveva promesso un’informazione capillare ed estesa sul convegno del 15 luglio. Al momento l’unica informazione disponibile, almeno in Internet e nei canali di informazione del Comune stesso, rimane un resoconto da più parti criticato per la sua incompletezza e parzialità. In quello stesso resoconto si parlava di “altri incontri come quello già programmato per il prossimo 4 settembre, nell’ambito dell’Ecofuturo Festival 2015, presso la struttura Alcatraz di Jacopo Fo, dove, dopo il consolidamento di questa prima sessione si andrà avanti con la elaborazione della Carta di Abbadia per la Buona Geotermia”. Di questi incontri non si è saputo più niente e di essi non c’è traccia né nel web né in altre fonti, tanto è vero che alcuni hanno pensato a un allineamento di Tondi alle posizioni del capogruppo regionale del PD Leonardo Marras, che invitava i sindaci a non intraprendere iniziative spontanee essendo la “geotermia una risorsa strategica, con una portata che va oltre la dimensione locale”.

E’ questa dunque la risposta, o l’alternativa, alla proposta dell’Enel, avanzata al primo cittadino subito dopo la sua elezione, della riproposizione della sola alta entalpia con la realizzazione di una centrale da 20 MW  a rilascio libero nell’atmosfera (flash), che andrebbe a sommarsi ai già circa 120 MW di Piancastagnaio e i 60 MW di Bagnore, senza alcuna possibilità, come ribadito recentemente dall’Enel stessa, di medie e basse entalpie? “Vogliamo capire le eventuali opportunità che anche noi potremmo avere con l’utilizzo delle basse e medie entalpie, o meglio con l’utilizzo del calore. Non si tratta di sconfessare le precedenti prese di posizioni ma solo di capire. Per ora vogliamo … confrontarci”; queste le parole del sindaco alla vigilia dell’incontro con l’Enel. Finita la fase di conoscenza e di studio si è dunque passati a quella della realizzazione, o la fase di comprensione e di esplorazione continua con la sperimentazione dello scambiatore in galleria? O cos’altro ancora bolle in pentola? Inoltre, le parole del sindaco appena citate richiamano la delibera 25 del 30 aprile 2013 approvata dal Consiglio Comunale precedente, con larghi consensi sia in sede politica che nell’opinione pubblica, che impegna il sindaco e la giunta alla tutela dell’ambiente soprattutto rispetto alle aggressioni della geotermia industriale dell’Enel e chiede anche impegni precisi sulla valutazione dell’impatto complessivo delle centrali esistenti e in costruzione (Piancastagnaio e Bagnore). Senza essere portavoce di nessuno, si ricorda che il coordinamento dei movimenti per l’Amiata ha fatto presente che quella “delibera, se non revocata, continua a produrre i suoi effetti ed il sindaco dovrebbe, anzi, dare corso agli impegni presi in quella sede”.

Anche i cittadini, al pari del sindaco, vogliono e devono essere informati e capire. Quello dell’informazione è un diritto tutelato da più fonti normative, anche comunitarie, e per quanto riguarda i cittadini di Abbadia è un diritto garantito, pur se indirettamente, dal programma elettorale della lista del sindaco Tondi che recita: “Partendo, dunque, dal presupposto che decisioni in questo settore (scil. Geotermia ndr) non potranno prescindere dal parere finale dei cittadini, compreso il ricorso a referendum se si dovesse giungere alla eventuale costruzione di centrali nel territorio comunale, manifestiamo la disponibilità a considerare in maniera razionale e non ideologica l’intera materia, fermi rimanendo alcuni punti irrinunciabili:

1) la tutela della salute pubblica;

2) il controllo di tutte le tipologie di emissioni;

3) la valutazione sull’acquifero;

4) le ricadute sullo sviluppo del territorio”.

Altre amministrazioni comunali, come quella di Casole D’Elsa, hanno preferito la via di una consultazione preventiva che fosse come una specie di “autorizzazione, o no, a procedere”, consultazione che ha visto una valanga di no alla geotermia. Anche all’interno delle stesse forze politiche badenghe rappresentate nella maggioranza c’è chi ha visto in questa promessa di referendum a “posteriori”, come atto finale di un percorso fatto dagli amministratori, il tentativo di prendere tempo per cercare di convincere i cittadini alla causa della geotermia, senza poi considerare che lo strumento referendario per essere praticato ha bisogno di tutta una serie di norme e disposizioni comunali attualmente – si dice – mancanti. In ogni caso il referendum presuppone un’adeguata informazione.

La citazione della tutela della salute pubblica nel programma della coalizione solleva anche un altro interrogativo. Qualche anno fa, quando era ancora esponente dei movimenti ambientalisti, Tondi riferì, anche in base alla sua esperienza di medico, in una trasmissione pubblica (Ambiente Italia di RAI 3) tutte le sue preoccupazioni per il riscontro di alcune patologie con una possibile relazione con l’attività geotermica. Orbene, quali assicurazioni e garanzie ha avuto sotto il profilo sanitario per interessarsi tanto, o, come dice qualcuno, per convertirsi alla geotermia, anche se di bassa o media entalpia e a ciclo binario? Non si vuol negare al primo cittadino il diritto di ripensamento ma solo partire dal dato di fatto che molti cittadini hanno come unico punto di riferimento, a proposito di salute pubblica ed emissioni geotermiche, il desolante quadro tracciato dallo studio dell’ARS che evidenzia nei maschi di Abbadia, Piancastagnaio e Arcidosso – guarda caso i paesi più esposti alle emissioni geotermiche – eccessi (+ 30%) per tutti i tumori e in tutta l’Amiata un eccesso (+13%) della mortalità per il complesso delle cause rispetto ai dati attesi e in confronto alle zone limitrofe. Se Tondi sa qualche cosa in più, anche in base alla sua esperienza di medico, lo faccia conoscere.

Tra l’altro i dati dell’ARS sono rimbalzati in tutta la loro evidenza nel convegno su “Amianto e Geotermia” di Firenze del 23 settembre scorso, organizzato dall’ONA (Organizzazione Nazionale sull’Amianto): In quella sede sono stati presentati gli ultimi dati epidemiologici sull’impatto dell’amianto e degli altri agenti cancerogeni tra cittadini e lavoratori, con particolare specificità alla Regione Toscana, al fine di permettere l’elaborazione di proposte e la predisposizione di strumenti idonei alla prevenzione primaria e alla tutela giuridico-risarcitoria delle vittime e dei loro familiari. All’alto profilo dei relatori del convegno si è aggiunta l’attenzione all’informazione da parte degli organizzatori, non solo con resoconti ma con la messa in rete audio video dell’intero incontro. Un esempio da seguire.

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